La Casa di Oliviero

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Anche nel caso di Oliviero vale il detto che "dietro" ad ogni grande uomo non può che esserci una grande donna perché Oliviero, seppure sia una bravissima persona ma proprio in quanto uomo, a volte va sopportato come solo certe donne sanno fare. Mara Montipò viveva con la famiglia a Pietranera e i Rabotti si erano già trasferiti a Vedriano ma lei e Oliviero si conoscevano sin da ragazzini. Ricordo ancora quando Oliviero mi disse "e l'ho scelta io" intendendo che fu un amore non imposto da nessuno, manco da una donna e quando oramai aveva 48 anni di matrimonio alle spalle.

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Abilissima a preparare i cappelletti con cui dispiega tutta la bravura manuale (Oliviero brontola perché secondo lui sono troppo piccoli)  è oramai in pensione anche lei e nonna da qualche anno. E come tutte le nonne, è innamorata dei nipoti a cui sta insegnando tanto, anche cosa significa fare bene da mangiare.  

La conobbi quando alla fine dell'estate 2017 venni a vivere a Vedriano. Oliviero mi chiamò per presentarmela, nella sua quintessenza di simpatia, laboriosità e senso pratico. Era venuto il momento di preparare il minestrone da congelare per l'inverno e Oliviero aveva raccolto i frutti delle sue fatiche. Mara era lì, con il suo sorriso buono, in piedi davanti a diversi tavoli su cui la verdura lavata, tagliata e suddivisa per tipologia, aspettava di essere porzionata in sacchetti.  Fu una introduzione breve perché la nostra amicizia doveva ancora nascere, perché ero arrivata da poco, da sola e per ultima e perché sapevo che la gente di montagna va conquistata coi fatti e non con le parole.  Chissà se sarei stata all'altezza?

Nonostante la brevità dell'incontro, il ghiaccio però era rotto e venni congedata con un sacchetto di minestrone che portai a casa come una reliquia e che mangiai, infine, in pieno inverno: con un po' di dispiacere quanto con enorme soddisfazione.    

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Oltre alla cucina scoprimmo di avere in comune la passione dei fiori e di ritorno da un viaggio le portai dei bulbi di dalia che oggi crescono in giardino facendo rifiorire il ricordo di noi, anche se da tempo oramai non vivo più a Vedriano. Curiosa e attenta volle un albero di cotogne in giardino dopo che le avevo fatto assaggiare la mia gelatina prima e poi anche la mostarda.
È una delle poche persone che mi ha invitata più volte a prendere un caffè ed è un invito, ancor di più se conosci la gente di montagna, che accetto con gioia e gratitudine.

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Se non ha le mani letteralmente "in pasta" o a preparare marmellate, le saetta tra le dita l'uncinetto: cestini inamidati, presine, fiocchi per le chiavi... Impossibile incontrarla solo per il piacere di vedersi perché invariabilmente rende meno amaro il commiato da un memento della sua operosa generosità!  

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