La Casa di Oliviero

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Laggiù, dove il Tassobbio a Pietranera solca la valletta e dove all'alba indugiano stracci di nuvole come fantasmi in dissolvenza al levare del sole, laggiù c'era "il podere delle anime".  

Era di proprietà della Curia e nel 1926, poco dopo la morte per difterite di cinque dei figli di Carlo e Candida, il parroco consigliò loro di andare via da quella casa malsana e infetta e di trasferirsi a Pietranera. Mise loro a disposizione una casa con annesso terreno, assumendoli come mezzadri e incaricandoli così ad occuparsi, appunto, del "podere delle anime", volutamente destinato a sostenere sia il parroco che le persone più bisognose della piccola comunità.

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I Rabotti restarono ad occuparsi del podere fino a quando Enrico Rabotti non fu più in grado di lavorare i campi per motivi di salute. Impossibile accollare tutto il lavoro alla moglie Enrica, nemmeno con l'aiuto di nonno Carlo che ormai aveva 85 anni, e la coppia, insieme ai figli, si trasferì nel 1961 nella casetta nel frattempo costruita a Vedriano, vivendo di espedienti e con la pensione di 1200 Lire al mese di papà Enrico